È il giorno più bello. Il sogno dannatamente inseguito e che ora sta lì, in bacheca, per farsi ammirare. Il traguardo raggiunto dopo un cammino pazzesco, sempre in cima, lassù sull’Olimpo dei grandi. La Futsal Isola batte l’Artena ed è in B. Ora corre nei nazionali. I colori arancio verde che riempiono gli spalti, gremiti, di un PalaDanubio incontenibile. Il “we are the champions” che rimbomba ovunque. Le bottiglie di spumante che non risparmiano nessuno. La B è matematica. È l’apoteosi. Il risveglio più bello. La Futsal Isola è la regina del Lazio. Tutti inchinati di fronte a questi ragazzi che hanno fatto la storia. Che hanno scritto la pagina più bella. Una squadra d’acciaio che ha piegato tutto e tutti, divorandosi qualsiasi record: 165 gol, + 104 tra reti segnate e subìte. Una media punti pazzesca: 2,71. È la vittoria del gruppo, di un gruppo di granito, che non s’è mai piegato. La vittoria di una società che non si risparmia mai. Che ha lavorato giorno e notte per arrivare ad accarezzare un sogno che ora s’è portato a casa e non vuole più mollare.

I CAMPIONI È l’epilogo più bello. La vittoria in casa contro l’unica formazione in grado di tenere botta all’Isola. L’Artena se ne va con la testa alta. Non ci fossero stati gli Orange avrebbe dominato il campionato lasciando le briciole agli altri. Ma la banda Lattanzi c’era e s’è presa tutto, il premio più ambito, il pass per i nazionali. Niente play off, si vola diretti in serie B. Al PalaDanubio finisce 4-2 una partita pazzesca, dopo che l’Isola era andata sotto alla prima occasione con un gran gol di Giuliani e aveva maledetto Rossi che sembrava insuperabile. Fino alla magia del cobra Colaceci, al tredicesimo, con un tiro a giro baciato dagli dei. Alla sventola di Veronesi, dopo una decina di occasioni, che rompeva un tabù maledetto e portava su l’Isola.
All’ennesimo golasso di un super Arribas e all’apoteosi del funambolo venezuelano Mike Guerra, che ora correrà in nazionale a giocarsi le qualificazioni con la B tatuata sul petto. È uno spettacolo. Il PalaDanubio traboccante. La festa in campo. Gli abbracci. Il fiume di spumante che corre veloce come il cammino di questa Isola campione del Lazio. Regina delle regine. Bella e vincente. Come l’hanno voluta i patron Mazzuca e Poggio.

LA SERIE B È NOSTRA Se la cantano i presidentissimi. Lo striscione avvolto come fosse una seconda pelle. La B è nostra. Cantano e ricantano. Non smettono un attimo. Dietro di loro c’è una folla che esulta, pazza di gioia. Sono sul campo e ripetono come un’ossessione: la B è nostra. “È un sogno, l’epilogo di un campionato fantastico”. Lo gridano, perché farsi sentire nella bolgia del PalaDanubio è impossibile. Abbracciano il diesse dei record, Enrico Segantini, che ride e pure lui non la smette più. Ha accarezzato il sogno più bello.
Lui che nei nazionali c’è stato a lungo e aveva deciso di sposare un progetto, partendo dal basso, sicuro che questa squadra sarebbe andata dove merita. Se la ride Ciro Sannino, che con i suoi giovani sta facendo un miracolo: primo ovunque. E se la ride pure Maurizio Lattanzi, la storia delfutsal italiano che in panchina si sta dimostrando un fuoriclasse, come quando giocava. Non ci crede ancora nessuno. La B è nostra recita lo striscione. Vicino c’è n’è un altro: cuore, testa e grinta. Quei tre ingredienti che hanno fatto di questa squadra, di questa società, la Regina del Lazio.