Dovizioso suona la sesta sinfonia vittoriosa stagionale e tiene aperto il mondiale.
Lorenzo cede il passo da buon gregario.
Zarco ottimo terzo.
Marquez, alle prese con una moto non all’altezza delle rosse italiane, incassa un quarto posto che vale tanto in ottica mondiale.
Facciamo, però, alcune considerazioni:
1) Le Ducati oggi volavano, così come a Motegi.
Come mai in Australia sembravano dei paracarri? C’entra, per caso, una certa politica o un certo peso politico?
2) Yamaha.
Da quando hanno deciso di seguire le indicazioni di Rossi, le ufficiali arrancano. Ricordiamo, però, all’urlatore che Zarco guida una M1, prodotta e realizzata dalla casa di Iwata.
3) Tifoseria strana.
Si è passati da “Ducati moto di merda” a Oh, che bello, trallalero lero la”.
Cosa ha spinto a questo cambio di visuale? Non credo l’italianità, ma il dovere di slinguare un lato b per difendere a lingua tratta il lato b preferito da slinguare.
4) Ducati.
E’ arrivata ad un livello di eccellenza incredibile. Con umiltà, passione, talento, pazienza e genio i risultati sono arrivati.
In passato se qualcuno, magari, invece di fare lo sborone ed urlare “Io sono io” avesse collaborato in silenzio con la squadra, si sarebbe evitata una quintalata di letame mediatico addosso alla casa italiana. Il tempo, però, è galantuomo ed oggi il godimento nel vederla vincere è triplo.
Forza!
