La battuta finale di una delle più note commedie di Eduardo recita: “ha da passa’ ‘a nuttata”.
Parafrasando, adesso possiamo dire che, finalmente è passata la giornata. Era dal febbraio dello scorso 2012, dopo aver dolorosamente dovuto accettare l’annullamento dell’evento in quella data programmato, che stavamo aspettando che questa giornata passasse.
Con quanta trepidazione abbiamo seguito i numerosi bollettini che riportavano senza alcuna pietà, e senza alcun riguardo per le nostre coronarie, la probabilità per l’intero periodo, di precipitazioni, anche nevose a quote sempre più decrescenti. Tutti paventavano una seconda “debacle” che avrebbe sepolto, probabilmente senza speranze di resurrezione, la società organizzatrice.
Poi qualcuno che lassù evidentemente ci ama (o forse si è solamente impietosito), quando ormai la speranza era ridotta al lumicino, ha mandato la tramontana, che ci ha paralizzato dal freddo, ma ha anche garantito una domenica con un cielo che più azzurro non si può. E molti cuori ormai catatonici, hanno ricominciato a pulsare.
La giornata è cominciata abbastanza presto. Il freddo era effettivamente pungente quando, prima delle otto abbiamo visto apparecchiare  il 1° ristoro, attorno al chilometro 6,5 dei 34 da percorrere per compiere l’intero giro. Coloro che si sono dovuti occupare delle infrastrutture necessarie per la preparazione del punto di raduno e partenza, avevano ovviamente cominciato molto prima. 
I nostri eroi (più di 1300 per la cronaca) hanno cominciato anche loro ad assieparsi  per tempo sul luogo del raduno, sul bellissimo lungolago di Trevignano; ma loro, complice il doveroso riscaldamento, ma anche  la scarica di endorfine che si accompagna sempre ad un evento agonistico, non sentivano nulla, né i dolori del giorno prima, né il freddo, né la paura del lungo tragitto.
E così quando, con lo sparo dello starter, anche l’ansia inevitabile del pregara si dissolveva, un colorato e lunghissimo drappello di atleti veri, variamente abbigliati, si è snodato sul lungolago, in direzione di Anguillara, scaricando sull’asfalto la potenza dei propri garretti e manifestando, ognuno di loro attraverso la sua andatura, un modo diverso di interpretare e vivere una stupenda giornata di sport attivo.
Il giro, solo per chi non lo conosce, può sembrare una gara in piano; in realtà nasconde una varietà di falsipiani, ma anche vere e proprie salite; la più dura, quella che conduce a Vicarello, metteva a dura prova la muscolatura ormai esausta, in un passaggio critico, quello del trentesimo chilometro, che tutti i maratoneti, anche i più esperti,  temono. Figuriamoci chi aveva affrontato la gara pensandola solo come un allenamento per la prossima Romaratona.  
All’arrivo né record, né nomi altisonanti, pur tuttavia ottimo (visto il percorso) il tempo del giovane marocchino Said Douirmi, giunto in solitario, e seguito da una lunga ed ininterrotta sfilata di atleti ed atlete, i primi ad arrivare, ovviamente più pimpanti, gli altri forse un po’ meno, ma tutti entusiasti della gara, della giornata, dell’organizzazione che, coordinata dall’inesauribile Carlo Ricci, ma con la entusiastica collaborazione dei tre comuni  circumlacuali, non ha mostrato pecche, e che nella prossima edizione, maturata da questa esperienza, sarà ancora più attenta e puntuale.