Comunicato stampa
Carradori Bruno, UNVS-EWT, ha conseguito il miglior risultato in assoluto nella corsa fra gli italiani, percorrendo i 15 chilometri di gara nel tempo di 1h, 08m, 55s, dietro a lui, Mark Steinborn, con 1h, 10m, 29s. Seguono, nell’ordine, Marco Di Zio (1h, 31m, 96s) e Costantino Pinto (1h, 31m, 43s). Fra le donne, prima è risultata Daniela Ricciutelli, UNVS-EWT, che ha fatto fermare i cronometri sul tempo di 1h, 16m,46s; alle spalle Ciantar Dominique (1h, 27m, 17s), più distanziata Martini Patrizia nel tempo di 1h, 42, 03, ambedue tesserate UNVS-EWT.
Tutti i corridori hanno evidenziato una ottima resistenza generale e, in gara, hanno usato una strategia progressiva.
Nella marcia donne: Marina Manzoni termina in 1h, 46m, 41s e precede la compagna di gara e di squadra, Strianese Teresa che ha percorso la distanza nel tempo di 1h, 46, 42s. Mazzei Ferdinando, UNVS-EWF, è risultato il primo marciatore italiano ed ha chiuso i 15 chilometri di gara con il tempo di 1h, 54m, 01. Nel complesso i marciatori e le marciatrici hanno messo in luce un armonia di movimenti ed una bella plasticità nel rispetto del regolamento tecnico internazionale.
Ancora, una volta, complimenti all’organizzatore: Daniel Vallet, responsabile dello sport nella regione della Transclavienne, al presidente del club atletico 26 Allan, Nicolas Vidal, all’animatrice del gemellaggio Italia – Francia, Christine Cote-Collison, al maratoneta e presidente onorario del club 26 Allan, Dominique Demortier.
La corsa porta con sé, intrinsecamente, lo spirito di competizione.
E’ istintivo, nell’uomo, cercare di affermare la propria superiorità.
Di contro, avvalersi della specialità per migliorare le proprie possibilità fisiche significa utilizzare la corsa come mezzo di realizzazione e, ovviamente, come mezzo per ingaggiare attivamente quella componente psichica che del corpo è immateriale motore.
Quindi, si può correre per amore della competizione e per desiderio di autoaffermazione, si può correre con il proposito di esercitare e migliorare il proprio corpo, ma si può correre con intenti semplicemente ricreativi.
Non si corre o si marcia o si cammina, perché pensiamo che ciò faccia bene, ma perché amiamo correre, marciare, camminare e perché, quindi, non possiamo impedirci di farlo.
La corsa, la marcia, il camminare praticate come esercizio sistematico (non episodico e, o occasionale) agiscono sui muscoli, sull’apparato osseo, sulla respirazione, generano variazioni del tasso glicemico, producono modificazioni di acido lattico nel sangue e della riserva alcalina, provocano effetti sulla funzione renale, variazioni di carattere metabolico e possono influire anche sulla temperatura corporea. Si hanno effetti anche sul sistema nervoso che costituisce il meccanismo sia di correlazione fra le diverse funzioni interne, sia di comunicazione con l’esterno, cioè con l’ambiente.
La corsa e soprattutto la marcia e il camminare sono spesso un vero energetico della psiche. Sono anche correttivi della vita, la quale talora offre frustrazioni che trovano nel correre, nel marciare, nel camminare dei veri medicamenti.
Correre, marciare e camminare, tuttavia, sono un’occasione stupenda per mettere l’uomo a contatto con l’uomo.
“Con” o “Contro” non importa.
Il rapporto si instaura e si alimenta attraverso un’episodica che, nella sua continua varietà, offre spunti nuovi e apporta qualche esperienza sconosciuta nella dialettica del “con” e del “contro” e qui si inserisce il progresso della socievolezza, cioè di una aderenza alla consuetudine della vita, sempre più efficace.
Tutto questo ha prodotto: “La Transclavienne – Allan Drome – Provencale” e i fatti lo dimostrano.
Non c’è dubbio che, nel futuro, “marcia” e “camminata” daranno ulteriore impulso alla manifestazione, arricchendo i fini e gli effetti fin qui esposti.
UNVS Anguillara
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