MAVERICK VINALES 10: Lo spagnolo già in qualifica fa capire che il discorso vittoria gli riguarda. In gara, dopo il solito avvio sotto tono, è semplicemente perfetto. Giro dopo giro infila chiunque si trovi davanti la sua M1. Ad 8 tornate dall’arrivo, si porta in testa e inizia ad allungare. E’ bravo nella gestione delle gomme e vince, così, la gara inaugurale della stagione. La soddisfazione maggiore arriva anche dall’aver battuto i missili desmodromici in una pista a dir poco amico. Qualcuno (un manager che un paio di titoli mondiali li ha vinti…) ha scritto su una pagina sociale che questo è il “primo anno da uomo libero”. Toh, vince e convince.
Chi ben incomincia, dov’è?
JOHANN ZARCO 9: Il nativo di Cannes è il primo desmodromico a tagliare il traguardo e per lui il piacere è doppio perché mette indietro il team ufficiale. In più ha realizzato il record di velocità della MotoGp: 362,4 Km/h! Ho sempre ritenuto Zarco un ottimo pilota se messo nelle giuste condizioni. In Qatar, seppur agevolato dalla cavalleria del suo 4 cilindri, ha dimostrato ancora una volta il mio pensiero.
Bravo!
PECCO BAGNAIA 8: Un esordio migliore nella squadra ufficiale è difficile immaginarlo. Pole position e podio sono un bottino più che buono. C’è un però: con una gestione diversa delle gomme, forse avrebbe fatto bottino pieno. Con i se e con i ma, però, non si va da nessuna parte e la gara del torinese è stata buona.
Forza!
JOAN MIR 8,5: Anonimo in qualifica, arrembante e protagonista allo spegnimento del semaforo. Il campione del mondo in carica è autore di una prova maiuscola che addirittura gli avrebbe regalato la piazza d’onore se un piccolo errore e la carenza di cavalli (rispetto al propulsore italiano) del suo motore non lo relegassero alla medaglia di legno.
Lui, però, c’è!
FABIO QUARTARARO 5: Inizio quasi amaro per il francese ufficiale della Yamaha. In qualifica fa meglio del teammate ma in gara, in confronto, è un disastro. Mai convincente, mai davvero nel cuore dei duelli principali, tornata dopo tornata scivola in una prova insipida.
Sveglia!
JACK MILLER 4: Dalla possibile vittoria all’incubo della bandiera a scacchi. Un’involuzione che nessuno si aspettava e che gonfia le vele di chi sostiene che sia un pilota incostante. Vedremo.
Bocciato!
ENEA BASTIANINI: 8+: Adattarsi da esordiente alla massima serie è difficile. Farlo, poi, in sella ad una moto non facile come la rossa, rende la cosa ancora più complicata. Enea, però, con umiltà e a suon di piccoli passi, coglie una decima piazza che vale davvero tanto.
Bravissimo!
VALENTINO ROSSI 3: In qualifica, grazie al gioco delle scie, riesce a far sua la quarta casella. In gara, però, non solo ritorna a suonare la stessa brutta musica che caratterizza le sue prove degli ultimi anni ma è abile anche nell’arrivare indietro a Stefan Bradl su Honda, un binomio nato più per necessità che per convinzione. Dice che corre perché si diverte, ma in queste figure magre qual è il divertimento? Anni fa scrissi che sarebbe stato la vittima dello star system che proprio lui ha creato. C’è una gran parte della stampa che, senza alcun fondamento fattuale o di riscontro cronometrico, sostiene che addirittura per la lotta al titolo “lui c’è”. Che dire, poi, di quei colleghi che senza alcuna vergogna, manipolano la realtà e si permettono di scrivere che la pole di Bagnaia sarebbe stata opera della sua intercessione… Un conto è l’essere tifosi, un altro è mentire con la consapevolezza di mentire. Non vorrei che questi articoli siano una delle cause che spingano Mister 9 volte ad ostinarsi ad essere della partita. Dispiace dirlo, ma il tempo passa per tutti, specie per chi l’ultimo mondiale lo ha vinto nel 2009.
C’era una volta un dottore…
YAMAHA: perfetta anche laddove non te lo aspetti.
DUCATI: la velocità non è tutto.
SUZUKI: sfortunata.
HONDA: senza l’uomo di punta difficile anche indirizzare lo sviluppo.
APRILIA: benino.
KTM: maluccio.
VELOCITA’ 362,4 Km/h: Una cosa davvero pazzesca! Io, però, non sono un sostenitore di queste velocità su due ruote. Questi valori iniziano ad essere non solo esagerati ma anche sempre più potenzialmente pericolosi. Siamo sicuri che le piste di oggi siano in grado di sostenere incidenti tra schegge che sfrecciano così? La lezione austriaca dell’anno scorso non è bastata? La MotoGp, a mio avviso, dovrebbe ritornare a valori più umani, con moto di cilindrata inferiore e con meno elettronica. Già se guardiamo all’estetica, tra alettoni e codoni ingombranti, si fa fatica a credere che di fronte abbiamo una moto. Se a ciò aggiungiamo diavolerie che permettono anche a chi ha poca esperienza di essere in grado di raggiungere certe prestazioni, il risultato non può che essere un qualcosa di lontano dal pilota che vince su altri piloti. Certo, tranne in rarissimi casi, senza una due ruote competitiva, vincere è impossibile. Un conto, però, è essere competitivi in perimetri umani, un altro è la competitività che mette a repentaglio oltre il lecito la vita dei piloti. Non è questione di nostalgia o di essere contrari alla tecnologia. E’ semplice questione di lungimiranza.
Fonte foto: pagina Facebook MotoGp
