Manca solamente una gara alla fine del campionato del mondo motoGP, Casey Stoner, vincitore dell’ultima gara proprio sul circuito di casa a Phillip Island dove 90.000 spettatori sono giunti non solo per assistere alle gare della giornata ma anche per omaggiare un campione che ha sempre fatto parlare di se sia in senso positivo che negativo, regalando emozioni per i titoli vinti ma anche profonda amarezza quando non ne azzeccava una per l’eccessivo stress.
Vogliamo omaggiare questo, secondo noi, grande pilota con le parole di un altro pilota inglese dei tempi passati, Ian Newton, che, rilasciando un’intevista ad un quotidiano spagnolo prima della pausa estiva, metteva un po’ a nudo la storia del campione australiano: “I genitori di Casey mi chiamarono nell’inverno 1999/2000, portavano la sua moto su un vecchio camper Sherpa, che era una vera “merda”.
Erano gitani, e non avevano neanche un vaso per fare pipì. Gli domandai dove vivevano e mi dissero che non avevano un posto fisso, per questo gli dissi che potevano restare con il loro furgone nel mio giardino. A volte Casey restava a casa mia solo per lasciare più spazio al padre nel camper. Quando non dormiva da me, la mattina era fuori la porta già alle 7 per fare colazione.
Mi ricordo che la prima volta che entrò gli dissi di scegliere quali cereali voleva, ne avevo di tutti i tipi. Lui restava davanti al mobile a guardare e io allora gli chiesi perchè guardava per tutto quel tempo. Lui leggeva la data di scadenza e sceglieva quelli che scadevano prima… Pensai subito a quanto doveva essere stata difficile la sua infanzia.
Allora sapevamo che Casey Stoner era stato sette volte campione di Australia di dirt track, però mai aveva gareggiato sull’asfalto, perciò non potevamo sapere se era forte anche in pista. Ma appena iniziò vinse una gara dopo l’altra. Correva proprio come fa oggi, scappava via nei primi due giri. Ha sempre avuto questo dono. Poi quando vinceva tornava subito nei box e io gli dissi che lui doveva anche salutare il pubblico ma mi rispose che non lo faceva perchè si vergognava.
Uno dei motivi per cui Casey è così forte è perchè ha sempre guidato dei “rottami”. Quando cominciò nella 125cc la sua moto non era molto dritta e infatti vedemmo che le saldature del telaio si erano spaccate…Perciò penso che anche quando la moto non è a punto lui può fare la differenza più degli altri. Nel gran premio di Gran Bretagna del 2006 ero seduto nel suo motorhome vicino a lui e lo trovai molto triste. In quel periodo era separato dalla sua famiglia e anche Adriana non viveva ancora con lui, perciò era solo in Europa. E li mi disse “Amo le moto tantissimo, però non avevo mai pensato agli impegni pubblicitari, li odio”. Chiamai suo padre e gli dissi tutto, ma lui mi rispose che se non gli piaceva la cosa, poteva anche andarsene. Casey proprio non riusciva a convivere con gli impegni degli sponsor, le critiche dei media e i fan che lo assalivano. Percio sapevo da tempo che non sarebbe rimasto a lungo in quell’ambiente.”
Redazione
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