Il Napoli che non ti aspetti, stanco, abulico e quasi demotivato si fa bloccare tra le mura amiche da una modesta Dinamo Kiev. Sarri recupera  in difesa, dopo lungo infortunio, Albiol e, non a caso, l’intero reparto ne guadagna in sicurezza, il trio di centrocampo prevede  Zielinski , preferito ad Allan, Diawara e Hamsik mentre  in attacco Mertens opera come falso centravanti affiancato dai soliti Insigne e Callejon. La prima frazione di gioco scivola via senza offrire la ben che minima emozione, l’unica potenziale  opportunità la sciupa al 24’ Insigne che, palla al piede, entra solo in area di rigore ma inciampa su una zolla del terreno e va giù a saggiare il manto erboso. Nei secondi 45’ di gioco, dopo la classica strigliata dell’allenatore negli spogliatoi,  ti aspetti un Napoli diverso, stile Udine, che entra in campo più tonico e fa della Dinamo Kiev un sol boccone ma rimane solo un sogno che anima le fantasie  dei tifosi più ottimisti perché, invece, nella realtà  si ripete il copione del primo tempo fatto di tanto gioco a centrocampo e  conclusioni sterili: la botta da fuori area  di Hamsik,  al 66’, deviata in angolo da Rudko insieme a due tentativi dal limite , il primo finito fuori di poco  ed il secondo respinto dal portiere ucraino, del subentrato Gabbiadini al posto di un evanescente Insigne non giustificano l’opaca prova della squadra partenopea . Una competizione importante come la Champions League avrebbe dovuto essere affrontata  con un piglio più autoritario e non con il freno a mano tirato o  con la calcolatrice in mano. Al Napoli di stasera non  è mancata solo la lucidità per imporsi  ma soprattutto la personalità , quella statura da grande squadra  che deve necessariamente uscire in determinate serate, dove vittoria serve e vittoria deve essere. Francamente le giustificazioni post gara di mister Sarri, che addebita l’opaca prestazione dei suoi ragazzi  alla conoscenza del risultato delle avversarie e che, a torto,  sostiene non ci fosse differenza tra vincere  o pareggiare, lasciano alquanto perplessi:  compito di un allenatore è quello di saper motivare la propria squadra esattamente in momenti come questi, secondariamente l’abitudine a vincere rappresenta quel “quid” che fa crescere una squadra e la rende matura per i grandi traguardi. Incapace di farlo sul proprio terreno gli azzurri  dovranno, pertanto,  conquistare la qualificazione in terra lusitana, impresa difficile ma non impossibile ma Sarri ed i suoi ragazzi, a differenza di stasera,  dovranno dare il meglio per  onorare la maglia del Napoli.