Sono stati nove, sei maschili e tre misti, gli equipaggi che hanno partecipato alla “Staffetta OC One” utilizzando uno scafo che comunemente è conosciuto come “canoa polinesiana”.
Ben 26,6 i chilometri percorsi dagli atleti con tempi che hanno oscillato tra le due ore e mezzo e le tre ore, con una media anch’essa oscillante tra gli otto e gli oltre dieci km/ora. Sei le diverse tappe con distanze comprese tra i 2,8 e 6 chilometri, su cui si sono confrontati gli equipaggi. La classifica finale, doverosa ma non fondamentale per questa competizione basata più che altro sulla simpatia e l’amicizia, ha visto il successo del team di Luca Felici (vedasi classifica a fondo pagina); da sottolineare in campo maschile la velocità di Alessandro Compagnucci che ha tenuto nella sua frazione la media di 11,44 Km/h (una specie di fuoribordo) e quella in campo femminile di Cristiana ‘Ringhio’ Salviati che ha fatto registrare una media di 8,86 Km/h a bordo della sua “polinesiana”.
Piuttosto arduo, per noi che abbiamo seguito la gara sul ‘ponton boat’ a propulsione elettrica messoci a disposizione dall’Hydra di Andrea Balestri, riuscire a stare dietro a tali scie.
Quella che più sopra abbiamo definito ‘polinesiana’, è anche conosciuta come ‘canoa outrigger’, originaria dei popoli dell’Oceania, ma ugualmente molto diffusa anche nell’Oceano Indiano. La caratteristica principale è data da un galleggiante laterale, chiamato bilanciere, collegato allo scafo da un paio di traverse. Esistono anche canoe polinesiane con bilancieri su entrambi i lati (sconsigliato tuttavia  in caso di acque turbolente perché lo scafo resta sospeso tra la cresta di due onde vicine).
La tecnologia tende oggi a costruire imbarcazioni sempre più leggere ma sfortunatamente questo fa alzare il costo della canoa. Discorso diverso per la pagaia che se troppo leggera diventa difficile da maneggiare con vento forte. Tecnologia  a parte, alla pagaia in fibra i puristi continuano a preferire una pala di legno che essendo più pesante si controlla meglio.
Sebbene per molti anni sia stato uno sport prettamente maschile, il numero delle atlete del settore femminile è in continua crescita e anzi il Dragolago detiene il record nazionale per il numero di praticanti su questo divertentissimo scafo che non presenta le difficoltà di stabilità delle normali canoe all’interno delle quali a volte ci si sente come ‘intrappolati’.
Abbiamo parlato di un po’ di fatica (…) ma quello cui abbiamo assistito domenica scorsa è stato soprattutto tanto divertimento. Questa la componente più importante che gli atleti del Dragolago hanno saputo mettere in acqua al di là del risultato finale. Lo stesso pranzo e la consegna di simpaticissimi gadget ai più meritevoli, è stato improntato alla pura voglia di condividere con i soci una giornata al Circolo. La verità è una sola: al Dragolago ogni scusa è buona per passare una giornata tra amici.